I MULINI DI MONTMARTRE


I mulini e i mugnai rappresentano la leggenda di Montmartre, nostalgia di un mondo scomparso.

Non è un caso se il più famoso cabaret al mondo ha preso il nome di Moulin Rouge nonostante le pale dei mulini di Montmartre non girassero più già dalla metà del XIX° secolo.

Una volta si contavano fino ad una trentina di macchine eoliche nei dintorni di Montmartre. Quattordici erano situate sulle alture della Butte (la collina). Il Moulin Vieux (1529), come dice il nome stesso, è il primo fra essi. Altri furono eretti nel XVII° secolo, come il Blute-fin (1622), il Moulin de la Vieille Tour (1623), il Moulin de la Lancette (1635), il Moulin du Palais (1640) o il Moulin de Brouillards (1673).

Sulla collina di Montmartre questi mulini a vento producevano la farina per i panettieri parigini e frantumavano le pietre estratte dalle cave per fare la malta. Erano inoltre usati per macinare l’uva raccolta nelle vigne e diversi altri ingredienti utilizzati dai mercanti di colori e dai profumieri.

Alla fine del XVII° secolo, l’estensione della vigna contribuì alla sparizione delle terre piantate a cereali e i mulini si adattarono progressivamente alle nuove attività locali, come ad esempio il sorgere delle cave di gesso, molto numerose a Montmartre nel XVIII° secolo. In quegli anni furono costruiti altri cinque mulini: il Moulin Radet (1717), il Moulin de la Fontaine Saint-Denis (1723), il Moulin des Prés (1724), il Moulin Neuf (1741) e il Moulin de la Turlure (1770).

A metà del XIX° secolo i mulini della Butte cessarono le loro attività per molteplici ragioni. Vittime del progresso, dell’espansione urbana e dello sviluppo industriale, la maggior parte dei mulini sparì, come il Moulin Vieux, lasciato all’abbandono verso il 1850 o il Moulin de la Lancette, caduto in rovina e poi demolito nel 1836.

Soltanto il Moulin Radet e il Blute-fin sono stati preservati grazie all’ingegnosità del loro proprietario che donò loro una seconda giovinezza, adattandoli ad una nuova funzione nel 1870. Il mugnaio Nicolas Charles Debray avvicinò i due mulini e vi stabilì una guinguette (una sorta di locale dove si consuma e si balla, spesso all’aperto) e una sala da ballo.

Questo Moulin de la Galette resterà il simbolo della trasformazione di Montmartre alla fine del XIX° secolo, cambiando il suo mondo rurale in un mondo di spettacoli e divertimenti. Il nome della guinguette prende spunto dalle frittelle rustiche offerte come consumazione e comprese nel prezzo d’ingresso. All’epoca il locale comprendeva appunto tutti e due i mulini, quindi era molto ampio e poteva ospitare molta gente. Divenne famoso come simbolo della vita mondana parigina della Belle Epoque anche perché assiduamente frequentato da molti artisti e riprodotto da grandi pittori come Van Gogh e Renoir.

Attualmente esiste solo il ristorante “Moulin de la Galette il cui ingresso, all’angolo fra Rue Lepic e Rue Girardon è sormontato dal vecchio Moulin Radet, ancora in discreto stato. La restante parte (con il Moulin Blute-fin) sulla sommità della collina (di fronte a Rue Tholozé) è stata recentemente restaurata e oggi è possibile vedere la vecchia insegna della guinguette dove si trovava l’ingresso del locale.

Uno dei quadri più famosi in cui questo luogo venne rappresentato è senza dubbio il “Bal au Moulin de la Galette” di Pierre Auguste Renoir, realizzato nel 1876 e conservato oggi al Musée d’Orsay.

Ma in tutta questa storia non compare mai il più famoso Moulin Rouge….. perché?! A voi scoprirlo nel prossimo post!


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